Michele Sarti e Gianluva Vassallo davanti a TEH ad anta singola di BAM Design

LIBERTÀ

ARTE

È un inno alla ribellione, a quella ricerca che non è semplicemente anarchia di azione o di pensiero ma è quella della scoperta del proprio daimon, alla ricerca del proprio destino. È il nuovo film di Gianluca Vassallo e Francesco Mannironi creato per BAM Design, presentato in anteprima assoluta al Museo Nivola di Orani

“Non sarà il demone a scegliere voi, ma sceglierete voi il vostro demone” tuonava Platone. Fotogramma dopo fotogramma una voce fuori campo (la voce è quella di Giovanni Carroni) - a metà strada tra rigurgiti di coscienza e quella di un inquietante oracolo di Delfi - condurrà il protagonista Pietro (interpretato da Michele Sarti ) a ritrovare la sua vera natura, la sua moira, e il senso del suo stare al mondo. Anche attraverso l’uso di anafore battenti: “Silenzio, Fedele, Umile, Pulito e Semplice”. E su queste anafore, su questo impianto narrativo, il cortometraggio dipana la sua imprevedibile trama su cinque capitoli. Cinque atti più uno: Silenzio, Fedeltà, Umiltà, Pulizia, Semplicità e infine il capitolo zero: Libertà.

C'è una strana bellezza dentro a questa invenzione. Libertà, è questo il titolo del film diretto da Gianluca Vassallo e Francesco Mannironi per BAM Design. Un film disturbante senza esserlo, che è anche un monito al cedere passivo alle omologazioni e a uscire dai comportamenti collettivi.

Interamente ambientato nel promontorio di Capo Mannu, penisola del Sinis, intorno all’antica torre de Sa Mora, ci mostra un uomo: Pietro, perfetta carneade che veste giacca e pantalone nero, camicia bianca. Capelli e barba lunghi. Attraverso la labirintica immaginazione di Vassallo il pubblico è costretto a interrogarsi. Che ci fa un uomo, completamente solo, così ben vestito, di un eleganza che nella sua totale solitudine si fa dimensione privata, a pochi metri dal mare? Chi è questa voce che di volta in volta lo richiama, che lo ammonisce: “Lascia chi avresti voluto essere e diventa chi sei”, “Cosa è la libertà quando si è soli?”, “Pietro, solo tu puoi farmi tacere”.
Michele Sarti per BAM Design Un ritratto di Michele Sarti circondato da pezzi iconici del catalogo 2021 di BAM Design Pietro che custodisce oggetti dentro ad altri oggetti, che sono i mobili e le madie di BAM Design. Pietro che pesca e cucina il suo pesce. Pietro che urla. Pietro che suona la chitarra elettrica. Pietro che balla a ritmo di musica elettronica. Gianluca Vassallo ci racconta la genesi di tutto questo.

«Quando Vittorio e Andrea Bruno mi hanno chiamato hanno detto: “Vorremmo fare delle foto a questi nuovi mobili”, io ho risposto: perché non facciamo un film? Ci siamo seduti insieme e abbiamo buttato giù la sceneggiatura. Tre giorni dopo abbiamo iniziato a girarlo. Quello che è emerso, secondo me, è fondamentalmente una perfetta sintesi dello spirito profondo che anima loro, nella loro produzione applicata agli oggetti, e che rispecchia appieno anche il mio percorso. Molto semplicemente sia loro che io abbiamo dissipato tutto il sapere dei nostri genitori. Lo abbiamo preso e buttato nel cesso - nel senso migliore del termine - per affermare chi siamo abbiamo deciso di prendere quello che potevamo, senza compromettere chi siamo, per fare ciò che invece abbiamo deciso di essere».

Il film è un susseguirsi onirico di peregrinazioni intorno e soprattutto dentro alla figura in tempesta di quest’uomo. Come sei arrivato alla scelta di Michele Sarti che interpreta Pietro?
«In maniera del tutto fortuita. Il giorno prima di girare abbiamo incontrato nel nostro cammino Michele, che è poi diventato il mio “muso” - di solito gli artisti hanno una musa - io da allora ho lui. È da quel momento ho iniziato a coinvolgerlo in tutte le cose che sto facendo».

Prendere le distanze da tutto. Una prima proiezione che parte dal Museo Nivola, da Orani paese che ha dato storia e natali alla stirpe dei Bruno. Un ritorno alle origini?
«Noi possiamo anche calpestare tutte le cose dalle quali veniamo - continua Vassallo - possiamo decidere di uccidere i padri, di non ascoltare le madri, possiamo decidere qualunque cosa, ma la verità è che il luogo dal quale arriviamo ci torna sempre addosso».

«All’inizio seguire Gianluca mentre costruisce l’immaginario del film direttamente sul set, con la sua incredibile capacità di improvvisazione, è stato un po’ destabilizzante», ci racconta Andrea Bruno di BAM Design, «Non avevamo la percezione esatta di quella che era la sua traduzione del nostro pensiero. L’incrocio del nostro linguaggio col suo ha dato una completezza a tutto quello che è il nostro progetto. Un progetto che è anche passaggio generazionale».

Vittorio Bruno, su quali traiettorie vi siete mossi nel commissionare questo progetto?
«A differenza di altre aziende con le quali Vassallo collabora, noi abbiamo voluto dargli carta bianca. Gli abbiamo offerto la possibilità di sperimentare senza imporgli alcun limite. Credo che non basti più fare solo dei begli oggetti, a prescindere dal costo e dalla loro bellezza, ma bisogna arrivare al cuore della gente, creando emozioni. Anche attraverso delle storie come questa».

«Partire dal mobile - prosegue Vittorio - per creare un progetto territoriale che, come stiamo già facendo, ci porti a collaborare con altre officine, altre botteghe. Perché crediamo nell’artigianato locale di quel “fare a mano” del territorio. Nelle nostre produzioni non c’è solo il ferro. Ci sono la ceramica, il legno, il vetro e ci sono i tessuti. Tutti materiali che entreranno presto a far parte del catalogo BAM da ora in avanti. Questa commistione di saperi genererà qualcosa di continuamente sovversivo rispetto a quello che già conosciamo».

Michele Sarti, chi è quest’uomo che è ancora in cerca della propria voce? Chi è Pietro?
«È uno che si è trovato lì per caso. E che si scontra ogni giorno con la vita, in una perenne ricerca della libertà. Una ricerca affannosa che è una schiavitù, capendo che in relatà libero non lo sarà mai. Quando mi è stato proposto questo progetto, non vi nascondo che mi sono buttato dentro senza pensarci troppo, anche perché capisco quel senso di inadeguatezza. Anni fa ho avuto dei problemi fisici di scoliosi che mi hanno costretto in un busto. Una costrizione che mi ha impedito di esprimere la mia fisicità, la mia libertà. In qualche modo Pietro mi somiglia».



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