FERRO E FUOCO
LA BELLEZZA IN UN BAM!
ARTE
Marcello Fois si fece accompagnare dalla loro arte e dalle loro mani per la scrittura di Stirpe. Al Festival della Bellezza di San Teodoro c’erano anche loro. Eccoli raccontati dalla penna di Maria D’Ambrosio.
Si può raccontare in tanti modi, il Festival della Bellezza di San Teodoro. Io qui voglio farlo a partire dalla luce degli occhi di Vittorio e Andrea Bruno:
la nuova generazione di Bottega Artigiana Metalli che ha portato nell’azienda di famiglia il design contemporaneo e trasformato l’acronimo del nome dell’azienda in un segno che è suono e che è gesto, che dice dell’energia che serve per un’attività di famiglia che viene da lontano ma che va curata e governata quotidianamente per crescere e farsi riconoscere in questo tempo e in quello a venire.
Per arrivare alla sintesi di quel segno-gesto-suono che oggi è BAM, hanno imparato dai grandi di casa e poi sono andati a studiare a Milano all’Università,
per poi ritornare a casa, a Nuoro, in bottega, per tornare da laureati a indossare la tuta da lavoro, a sporcarsi le mani, a usare anche altri arnesi per far conoscere il loro lavoro,
così locale eppure capace di parlare una lingua universale. La lingua delle forme cercate nell’ambiente che li circonda, così aspra e forte, per dirla col poeta,
capace di rendere ciascun oggetto il simbolo di una cultura millenaria e sempre contemporanea.
Parto da quegli occhi perché sono occhi che brillano e ti lasciano intuire la gioia di loro da bambini inconsapevoli allievi in bottega a maneggiare ferro e fuoco e a imparare la fatica del forgiare la materia mescolata alla soddisfazione di utilizzarla prima per gioco e poi per cose utili e durature.
Una gioia che non nasconde la fatica, perché ha imparato a governare anche quella, e che si fa contagiosa per chi pensa che l’artigiano sia un mestiere superato insieme alla manifattura, mentre invece fa grande il nostro paese e lo rende riconoscibile in tutto il mondo.
Vittorio e Andrea Bruno a San Teodoro per il Festival della Bellezza
Parlo di Vittorio e Andrea e quindi di BAM, prima che degli altri esempi luminosi presenti al Festival della Bellezza e quindi Patrizia Moroso (di Moroso design), di Pierluigi Canevelli (della sartoria Saint Andrews), di Elia Bonacina (di Bonacina 1889), di Carlo Urbinati (di Foscarini), perché mi sembra di cogliere in Vittorio e Andrea uno speciale legame con la loro terra, con il loro territorio, con la Sardegna che nei giorni del Festival ha ricordato che il vento, il mare, qui, sono i più abili designer alleati del tempo e di grandi immensi spazi.
Andrea e Vittorio di BAM mi aiutano a riconoscere che forse il segreto del mestiere del designer e dell’artigiano ha come maestro il vento, le forze della Natura, che qui suggerisce al designer una ricerca della forma sensibile alla materia, alla specificità dei materiali: il ferro, il legno, il sughero, la corda… E insieme alla maestra Natura si affaccia il poeta che al Festival della Bellezza ha sì nome di Adriano Padua ma che poi ritroviamo anche nelle pratiche artigiane delle diverse realtà produttive italiane che si sono raccontate sulla scena dialogando con il poeta, e anche con l’attrice, Isabella Carloni, e la danzatrice, Enrica Spada.
La poesia e l’Arte in ogni sua forma è l’anima del fare artigiano, ne è l’essenza. E questo Vittorio e Andrea Bruno di BAM lo sanno ma non lo dicono a parole. Lasciano che sia ciò che fanno a parlare per loro, a dire della voglia di far crescere in molti altri la voglia di fare impresa, di superare le paure e le resistenze, di guardare alle proprie mani e sentire la forza che hanno di tradurre le idee in cose, in progetti, in attività produttiva e di valore.
Lascio allora che gli occhi e lo sguardo di questi due imprenditori artigiani mi parlino ancora, a luci ormai spente dopo il Festival della Bellezza e dicano dell’intuizione di Gianluca Vassallo che lo ha ideato come di una necessità perché la luce dei loro occhi sia la luce che illumina lo sguardo di ciascuno e accenda la voglia di fare impresa sentendosi di poter generare bellezza. Così posso dire che il Festival della Bellezza non è un fuoco fatuo ma è tutte le luci nuove accese nei molti sguardi incontrati nel pubblico partecipe in piazza e in teatro, ed è tutta la voglia di continuare a giocare, a forgiare, a mutare.
Maria D'Ambrosio
21/07/2019