PER ASSASSINARVI

savina dolores massa

READING

Il tour iniziato il 19 luglio, giunge all’ExMè di Nuoro. Savina Dolores Massa, accompagnata dai suoni di Gianfranco Fedele, portano in scena il reading di chi ha deciso di vivere quella Sardegna dove la gente ha scelto di abitare, di vivere, di (ri)progettare.

Mercoledì sono andato al Nobel ’26 di Nuoro a vedere lo spettacolo di Savina Dolores Massa e Gianfranco Fedele. Amo Dolores Massa dai tempi di Mia figlia follia, romanzo con una protagonista che per me rimane uno dei personaggi femminili più belli della letteratura mondiale. Ho letto praticamente quasi tutto di questa autrice e la considero un’autrice fondamentale.

Delle raccolte, Per assassinarvi e Piacere siamo spettri, conoscevo diversi componimenti che lei aveva pubblicato su facebook e che mi avevano folgorato. Ero perciò curioso di vedere come lei e Gianfranco Fedele avrebbero interpretato queste due opere. Lei con la sua voce e il suo corpo, lui con la sua musica e tutti i suoni frutto della sua continua ricerca e sperimentazione. E ora posso dirlo: è stata una delle cose più belle che abbia mai visto e ascoltato nella mia vita. Sono ancora scosso. Non so cosa dire... Credevo di conoscere bene il mondo letterario e artistico di Dolores Massa e invece avevo visto solamente una punta di spillo.

Per non perdermi nulla ho ascoltato quasi senza respirare, anche perché in certi momenti il mio corpo si dimenticava di farlo. Nulla ha mai avuto un effetto così potente su di me. Mi ha emozionato tutto di questo spettacolo, le musiche, le atmosfere, le voci della Massa e di Gianfranco Fedele, i suoni, le parole. Ora ho capito meglio le poesie di questa eclettica autrice che a tratti parlava con se stessa, con la propria coscienza (irridendola), e che liberava le tante Savina che ha nascoste dentro facendocene dono. È stato come rimanere intrappolati in una malia che la voce della Massa, le sue movenze, e i suoni e la musica di Gianfranco, stendevano tutt’intorno, proiettando versi ben oltre ogni spazio fisico.

Credo di essermi perso dentro quelle poesie, che nascondono ognuna mille realtà parallele, realtà che prima non riuscivo a vedere; la bellissima voce di Savina Dolores Massa mi ha accompagnato in questa scoperta. Ogni parola la caricava con un timbro differente, un significato diverso, un’emozione: rabbia, gioia, amore, odio, con castità o impudicizia… e Savina non era più lei, non poteva esserlo, era tante persone, e si rivolgeva a se stessa, al pubblico, come donna, madre mancata (ferita vissuta quasi come una menomazione o un’accusa da cui non riesce a discolparsi).

E l’abbiamo vista indifesa nelle sue movenze lente, piegata su se stessa; sicura, che avanzava verso il microfono pronta a svelarci un segreto del vivere così amaro da non poter essere ascoltato se non dalla sua voce. Rabbiosa contro il mondo e le sue piccolezze, gli abbandoni e le perdite. Una Dolores Massa fuori di sé, pazza, che si pettinava con un ventaglio, raschiava metallo con metallo o si stropicciava un vestito che non riusciva a coprire le nudità esternate dalle sue parole.

Le parole della poetessa erano sempre lì, anche quando taceva. E poi c’erano la musica, i suoni, stridii, il rumore di una lenza che si attorcigliava o sfregava su una cassa di legno, tutto questo a simboleggiare il malessere di una mente che non sopporta più il reale, non lo accetta, una mente ferita che si oppone imprecando, usando parole forti e sembra voler dire basta; una mente tesa e pronta a scattare ma quietata d’improvviso da una musica dolce che la ripesca prima che possa cadere nell’abisso. È sempre Gianfranco a ripescarla e subito dopo a ucciderla, ma non senza che Savina faccia nulla per difendersi.

I versi, i suoi versi sono una protesta, uno scudo, una minaccia, contro di lui e contro l’intero cosmo, una luce che svela il bello e il brutto di questo mondo; un buio in cui nascondersi e ritrovarsi. Quei versi si fanno ingenui solo poche volte ed è solo una finta. Perché rispondono a una poesia matura e a una comprensione smaliziata delle cose. Più spesso a una Savina sicura cerca di contrapporsi una che cerca di insinuarle il dubbio con voce sussurrata e maligna: o meglio, realista. E qui la poetessa sembrava due persone, il componimento si sdoppiava, sembrava seguire due strade diverse, che poi erano la stessa ma presa da un’altra prospettiva.

Magnifica, magnifica Savina Dolores Massa, di cui non conoscevo le doti interpretative e con cui mi scuso per non essere riuscito – a fine spettacolo – a dirle nulla di quello che ho provato mentre lei e Gianfranco Fedele mi uccidevano, si uccidevano e ammazzavano tutti. Però la ringrazio, perché in quella stupenda morte si sono avute tante rinascite, e io questo lo spero, per tutti quelli che sono stati presenti quella sera, e per tutti quelli che amano questa grande scrittrice. Ringrazio anche Gianfranco Fedele, sempre preciso nei suoi interventi sonori, pronto ad alleggerire la tensione con musiche dolci o canzoni melodiche. È lui ad avere in mano il secondo coltello in questo spettacolo di assassini poetici.


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