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INTELLIGENZE GOLOSE
Premio Navicella Sardegna 2012
Così a Castelsardo un intera isola premia i suoi figli di una Sardegna altrove
Enrica Pintore

Ci abituano sin da piccoli. Cresciamo con la naturale consapevolezza che affrontare la vita, crescere, vuol dire anche attraversare il mare.
Chi nasce in un isola se lo porta appresso per sempre. Il mare non solo come territorio fisico ma come metafora dell'esistenza.
Quella stessa metafora che ti conduce dal basso, li dove il mare si rigonfia in risacche schiumose, attraversando vicoli e strade impervie, fin sopra alla cima.
E se il tuo percorso sarà stato quello giusto sarai arrivato nel colmo di quella collina. Magari all'ingresso di un castello.
Questo era il maniero dei Doria e qui, da oltre 10 anni, il comune di Castelsardo premia chi quel percorso in ascesa l'ha fatto con passione e pervicacia, non soltanto rappresentando se stesso e il suo sogno, ma portando in giro per i quattro continenti il vessillo di un intero casato: quello dei quattro mori.
Uomini e donne di scienza, arte e spettacolo dalle idee sediziose. Persone che lasciano indizi. Tracce da seguire. Sono esempio e promessa. Fuga e ritorno.
La vita è un viaggio, ognuno alla ricerca della propria Itaca.
Li senti parlare, raccontare la loro passione. Sono racconti che non fanno la morale ma ci insegnano la lezione, con un unico mantra comune: credere nella bellezza dei propri sogni. La navicella Shardana, l’antico popolo guerriero dei mari, è epitome di tutto questo. Viaggio, sfida, desiderio, pragmatismo e utopia. Combattere per le proprie idee, dove l’obiettivo raggiunto diventa nuovo punto di partenza alla conquista di nuove terre, nuovi sogni.
Si dice che Stradivari andasse in giro nella foresta di Paneveggio ad ascoltare il suono degli alberi in cerca dei legni migliori per i suoi pregiatissimi violini. Qui è Pinuccio Sciola a peregrinare nella sua Sardegna alla ricerca non di alberi, ma pietre.
Materia che si fa musica. La pietra come memoria dell’universo. Poesia arcaica fatta di suoni siderali, a volte sinistri, che danno voce e canto a questa antica materia. Qualche volta piccole come conchiglie molto più spesso austere e monumentali come antichi Menhir , le pietre si lasciano accarezzare dall’artista-sciamano di San Sperate per regalargli un dialogo fatto di suoni ma anche di intensi silenzi.
Bruno Putzulu
Sono in piedi nella hall dell’albergo, sto aspettando che il driver arrivi ad accompagnarmi ai piedi del castello. Un uomo distinto si avvicina a me per presentarsi con uno spiccato accento francese mi dice «Piacere… Jean Pierre». Non so ancora chi possa essere, ma la sua eleganza e il suo aplomb d’altri tempi mi conquistano.
Jean Pierre Tuveri è il sindaco di Saint Tropez, mica un posto qualunque, ma il leggendario cuore glam e modaiolo della Costa Azzura. È anche il primo ad essere premiato all’interno di questa kermesse. Una vita che sembra uscita da uno degli ultimi romanzi di Fois. La stirpe Tuveri.
Il padre Giustino, nato sul finire dell’800, decide di cercar fortuna in Francia. È il 1920, prima minatore, poi camionista per arrivare a fare il giardiniere in una delle prime ville di Saint Tropez, quando il piccolo centro del dipartimento del Varo è ancora un borgo di pescatori. Il lavoro va bene e Giustino si sposa. Da questa unione nascono Jean Pierre e Marilù. Jean Pierre cresce, si trasferisce a Parigi per studiare all’Istituto di Studi Politici. Diventa ben presto funzionario di ambasciata. La sua passione lo porta in giro per il mondo dove oltre ad assorbire umori e culture, incontra i grandi della terra. Nel 2008 viene eletto sindaco della perla della Costa Azzurra.

Da piccola avrebbe tanto desiderato diventare un’ astronauta.
Oggi, nonostante i suoi piedi rimangano saldamente piantati a Palo Alto in California, la sua testa e il suo sguardo vagabondano tra gli abissi della via lattea. Simona Murgia, con dottorato presso la Michigan State University, oggi è un appassionata astrofisica. Sarà un caso che il suo dipinto preferito sia la “Notte stellata” di Van Gogh?
«Sono racconti che non fanno la morale ma ci insegnano la lezione»
Pinuccio Sciola
Rossella Urru
Un curriculum a cinque stelle per Giovanni Battista Agus, nato a Cagliari, docente Dottore e Direttore dell'Istituto di Chirurgia Vascolare e Angiologia dell'Università di Milano. Socio fondatore e promotore della Fondazione Onlus S. Giuseppe Moscati di Milano. Pubblicazioni medico scientifiche, ricerche nell’applicazione del laser per la cura delle vene varicose. L’audacia del pensiero che si fa azione. Filosofia di vita e mestiere in un solo monito per una società che alla gomma delle scarpe predilige quella delle ruote: dobbiamo imparare a muoverci di più. Usando le gambe.
Nato in Normandia, figlio di immigrati di Aidomaggiore, Bruno Putzulu è poco conosciuto qui in Italia ma oltralpe è attore di gran vaglia. Formatosi a Parigi presso il prestigioso Conservatorio Nazionale di Arte Drammatica, a soli 46 anni, oltre a innumerevoli pièces teatrali, ha già al suo attivo 33 film per il cinema e 14 per la televisione. Vanta collaborazioni che spaziano da Jean-Luc Godard a Bertrand Tavernier e grande amico di Philippe Noiret al quale ha dedicato il libro; Philippe Noiret, conversations avec Bruno Putzulu. Toccante e significativo, di un arte che ti porti dentro per sempre è l’aneddoto che Bruno, durante la consegna del premio navicella, racconta di Noiret «Sapevo che amava la cucina italiana. Così lo invitai in ristorante insieme ai miei amici. Quando gli chiesi se gli fosse piaciuto, Philippe rispose «Ah oui, je me régale, (l’ho molto apprezzato)». Solo in seguito scoprii attraverso le parole di sua moglie Monique, che a seguito delle pesanti cure mediche a cui si era dovuto sottoporre, Philippe, anche durante quella cena in ristorante, non sentiva più il sapore del cibo. E questo la dice lunga non solo sul mestiere di attore ma anche sulla voglia di prendere la vita con tanta ironia, rassicurando sempre le persone che egli aveva intorno. »
È una mattina d’autunno del 1999. Ha grandi occhi verdi da cerbiatta, bocca e naso che sembrano uscire dalla matita di Nobuhiro Watsuki . Porta ancora un bob dal taglio asimmetrico, quando la mamma la porta in studio per alcuni scatti di prova.«Hai visto mai che potrebbe fare qualche cosa nel campo della moda». Settembre 2003, finale nazionale Miss Italia, Enrica Pintore si porta a casa la fascia ufficiale di “MISS COTONELLA”. Per un anno intero, spot e promozioni TV, cataloghi che incorniciano viso e curve da pin-up per l’azienda bresciana, fanno di lei la testimonial dell’underwear made in Italy.
Nel giro di poco tempo il suo volto diventa familiare anche attraverso gli spot per i tre colossi delle telecomunicazioni: WIND, VODAFONE e TIM. La sua vita si riempie di immagine e contenuto. Enrica si trasferisce a Firenze dove, nel 2008, si laurea in lingue. Protagonista di videoclip musicali, la giovane barbaricina si tuffa nel mondo dei programmi di pre-serata. Da Flavio Insinna a Gianfranco Funari da Pupo a Carlo Conti per L’Eredità su Rai Uno. Fiction televisive come Don Matteo e Donna Detective e alla fine arriva il momento tanto atteso: il cinema. Cristiano Bortone la vuole protagonista della sua rom-com per il grande schermo “10 REGOLE PER FARE INNAMORARE”.
Ottobre 2011, un’operatrice del Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli, organizzazione non governativa, viene rapita nel cuore della notte a Tindouf in Algeria. Per nove mesi la giovane cooperante di Samugheo rimarrà in mano e in balia dei suoi rapitori. Qualche settimana prima della sua liberazione l’ultima edizione de L’ISOLA DELLE STORIE a Gavoi viene dedicata a lei. Il palco è vuoto, ma al centro c’è una sedia. È il simbolo di un’attesa, di una Sardegna e di un Italia che aspetta lei, Rossella Urru.
Smagata e lucida nei panni di una donna che ha consumato il suo ultimo atto, ma non ha ancora chiuso il sipario, «Ho ancora voglia di lavorare per quei popoli » chiosa con voce pacata Rossella, ma non sono mai parole espresse in tono querulo. Quando le chiedo se abbia ancora intenzione di ritornare in quella regione martoriata dell’Africa per aiutare il popolo Saharawi, lei mi risponde «Si può cooperare, si può fare qualcosa per quei popoli anche a distanza »
Le porte del castello si chiudono alla notte. L’antica fortezza dei Doria ritorna nella sua monumentale imponenza ad osservare in silenzio il suo mare. Penso ancora a quella piccola navicella d’argento. Chissà quanti altri sogni saprà traghettare al di là di questa isola, oltre questo orizzonte.

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